Maria Luciana Bruseghin
L’ ultima Sibilla
Antiche divinazioni, viaggiatori curiosi e memorie folcloriche nell’Appenino umbro-marchigiano
Carsa Edizioni, 2012
Collana Storia e Archeologia
Il libro, opera dell’antropologa Maria Luciana Buseghin, tratta le vicende lontane e vicine della complessa figura della Sibilla, protagonista al femminile del mondo magico mediterraneo, rispondendo in modo esauriente e rigoroso ai seguenti interrogativi: come è avvenuto il passaggio dalla Sibilla antica a quella medievale? Perché questa profetessa è divenuta col tempo una demoniaca maga seduttrice contornata da fate-ancelle? Perché la sua figura contiene due immagini di donna, la seduttrice e la salvatrice? Come si è trasmesso il modello femminile sotteso alla Sibilla? Cosa ne hanno pensato i pastori dei Sibillini, i letterati, gli artisti, gli studiosi d’Italia e d’Europa dal XIV al XX secolo? Perché sono stati attratti dal mito sibillino?
Il saggio della Bruseghin è arricchito dal contributo di Giancarlo Gaggiotti Dentro le parole, finestre etimologiche.
“Un volume scientificamente ineccepibile e allo stesso tempo avvincente, arricchito da una preziosa appendice iconografica” (Maria Sensi).
La letteratura sul mito della Sibilla appenninica e sulle sue origini è vasta e diversificata; mancava tuttavia, sino ad oggi, una monografia sistematica su questo tema tanto straordinario e fecondo quanto multiforme e sfaccettato, che raccogliesse in un unico titolo di riferimento tutte le linee culturali di ricerca. Il risultato di questo lavoro è scaturito dalla necessità, avvertita esplicitamente dall’autrice, di fare il punto della situazione, dando conto dello stato degli studi ultracentenari, raccontando le storie più suggestive tratte dalla tradizione popolare, ricercando le radici del mito sibillino appenninico e aprendo a possibili ipotesi sulla sua tenace sopravvivenza. La figura della Sibilla appenninica, giunta attraverso numerose metamorfosi fino a noi, origina nel mondo antico, fondendo elementi e influenze sia italiche che greco-romane. Su questa base si stratificano successivamente gli apporti giudaico-cristiani, medievali e rinascimentali (con tutto il loro bagaglio di tradizioni carolinge e bretoni, cortesi e cavalleresche, spirituali e mistico-religiose) specialmente così come si sono espresse nella letteratura, romanza ed epica, e nel folclore.
Il modello di riferimento del mito della Sibilla appenninica è quello delineato soprattutto nel romanzo di Andrea da Barberino e nel resoconto investigativo-letterario di Antoine de la Sale, entrambi del XV secolo.
In questo volume troviamo una chiave, possibile e inedita, per interpretare il mito sibillino appenninico: quella legata alla valorizzazione dell’arcaico mito dell’orsa, narrato da un anonimo studioso conosciuto come Minorita Norcino, il cui testo attendeva da oltre due secoli di essere letto e interpretato sul piano storico-antropologico proprio in relazione alla nostra Sibilla che tante, troppe volte è stata messa in rapporto solo con altre pur importanti divinità greco-romane. Qui, invece, siamo di fronte a un’ipotesi di connessione con il mondo religioso arcaico locale, con quello degli antichi umbri quale emerge dalle celebri tavole bronzee di Gubbio, note come tavole eugubine o iguvine, che costituiscono il più importante documento civico-religioso dell’antichità classica occidentale. (…..)
Il contributo di Giancarlo Gaggiotti si inserisce quasi spontaneamente nella ricerca di Maria Luciana Buseghin, della quale approfondisce alcuni aspetti dal punto di vista linguistico, ricostruendo con rigore scientifico i contesti culturali e restituendo l’origine di tutta una serie di parole-storie, portando così il lettore ad immergersi “dentro le parole” per capirne il significato più intimo e primigenio.